La personalità dipendente come si esprime nelle relazioni amorose?
Sempre più spesso mi contattano persone con difficoltà legate al porre fine a relazioni “tossiche” o complicate oppure con difficoltà ad elaborare il dolore della separazione quando è il partner a troncare la storia d’amore.
Spesso, quando si verificano queste difficoltà, potrebbe trattarsi di personalità dipendenti.
Chi ha una personalità dipendente sperimenta per prima cosa senso di inadeguatezza e di incapacità. questo spinge la persona ad assumere un ruolo di sottomissione, elemento che crea la soddisfazione(disfunzionale) nel legame.
Altre caratteristiche che si possono rintracciare in questa tipologia di personalità sono, influenzabilità, scarsa autostima, difficoltà a riconoscere il proprio valore e ad esprimere la rabbia.
In questo quadro di personalità è facile sviluppare una dipendenza affettiva. La dipendenza affettiva è un disturbo della sfera emotiva e relazionale caratterizzato dalla centralità dell’oggetto d’amore, verso il quale il soggetto dipendente nutre sentimenti disfunzionali di esclusività (Secci, 2014).
Coloro che soffrono di dipendenza affettiva sono colpiti sul piano cognitivo, emotivo e comportamentale e questo influenza negativamente la qualità di vita della persona, fino ad arrivare ad una compromissione grave del funzionamento generale della persona.
Il dipendente affettivo tende a sviluppare il pensiero egocentrico che lo porta a riferire a se stesso qualsiasi comportamento dell’amato. È così che qualsiasi gesto viene mal interpretato come prove d’amore o segnali di interesse o tentativi di seduzione, con conseguente alterazione della realtà.
La persona dipendente si trova quindi immersa in una realtà alterata dove ogni pensiero o azione sono diretti verso l’oggetto d’amore, con modalità ossessive. Gli altri rappresentano un ostacolo alla realizzazione dei propri intenti. Tentare di dissuadere la persona dipendente da queste modalità comportamentali assunte è spesso totalmente inutile, anzi, nella maggior parte dei casi, chi prova ad aprire gli occhi, viene brutalmente allontanato in quanto nella mente del dipendente non può più essere considerato un amico affidabile.
Un altro aspetto colpito e l’emotività. Il dipendente affettivo, infatti, attraversa continue variazioni emotive.
Idealizza l’amato e poi sprofonda nella rabbia per il rifiuto, come un giro sulle montagne russe. In questi mutamenti emotivi che il soggetto vive possono verificarsi stati d’ansia, sensazione di allarme o pericolo, umore depresso con picchi di eccitazione, tendenza a proiettare sull’oggetto d’amore le proprie emozioni, rabbia e perdita del controllo, senso di abbandono e solitudine, senso di vuoto, ritiro sociale e pensiero fisso per l’amato (Secci, 2014).
Con il passare del tempo il travagliato mondo interiore esce allo scoperto, attraverso i comportamenti che diventano patologici. L’individuo dipendente, travolto dai propri impulsi, dei quali non ha più controllo, agisce pur essendo consapevole della disfunzionalità e della patologia che caratterizzano i suoi comportamenti.
I comportamenti maggiormente messi in atto sono: manifestazioni di interesse compulsive per l’amato, incapacità di prendere decisioni, tendenza a fare tutto in funzione dell’altro, porsi in un costante stato di attesa e, nella peggiore delle ipotesi azioni per controllare l’altro.
Quanto descritto crea un vero e proprio schema di azioni e reazioni che segnano il passaggio ufficiale dal disagio alla patologia.
Quando non si riesce a mettere fine ad una relazione pur stando male o non si riesce ad accettarne la fine, è bene rivolgersi ad un professionista ed intraprendere una psicoterapia. La psicoterapia aiuta le persone a far luce sui meccanismi disfunzionali per rompere il ciclo del dolore che in questi casi si innesca e favorire l’acquisizione di una maggiore consapevolezza e padronanza di sé.
Articolo di Valentina Romeo- psicologa psicoterapeuta.
www.obiettivobenessere.org
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