Le parole sono finestre oppure muri. Comunicazione non violenta ed empatia.
Il tema dell’empatia, intesa come predisposizione naturale dell’individuo, è alla base del modello teorico della comunicazione nonviolenta (CNV) dello psicologo clinico Marshall Rosenberg.
Il paradigma messo a punto da Rosenberg ci pone di fronte all’importanza di entrare in contatto, in maniera consapevole, con i nostri sentimenti e i nostri bisogni perché è a partire da questa consapevolezza che possiamo costruire con noi stessi e con l’altro uno scambio comunicativo positivo e fluido.
Costruire una comunicazione di qualità con sé stessi e con gli altri è una competenza preziosa ed ha un significativo potere trasformativo sulle nostre relazioni interpersonali.
Secondo Marshall Rosenberg, psicologo clinico, dare e ricevere con empatia fanno parte della natura umana, per cui ciò su cui egli si è focalizzato nei suoi studi è capire cosa fa sì che gli individui si allontanino dalla propria natura empatica per poi mettere in atto comportamenti violenti e strumentalizzanti e cosa, invece, permette ad altri individui di rimanere collegati alla propria natura empatica anche nelle circostanze più avverse.
Nello studiare quali fattori influenzano l’abilità degli individui a rimanere collegati empaticamente, Rosenberg individuò nel linguaggio e nel modo in cui vengono usate le parole un ruolo cruciale.
Rosenberg individuò uno specifico approccio alla comunicazione, alla parola e all’ascolto che chiamò comunicazione nonviolenta, utilizzando il termine “nonviolenza” come lo utilizzava Gandhi per far riferimento al nostro stato naturale di empatia.
La comunicazione può riassumersi in due scelte:
- entrare in connessione con sè stessi;
- entrare in connessione con l’altro;
Un principale ostacolo alla comunicazione nasce dalla comprensibile tentazione di voler ascoltare contemporaneamente entrambe queste due possibilità ,ciò genera infatti incomprensioni tra gli interlocutori.
Per prevenire l’insorgere di tali incomprensioni la comunicazione nonviolenta ci invita a scegliere l’una o l’altra direzione al fine di ottenere una comunicazione armoniosa.
Secondo la teoria di Rosenberg il processo comunicativo può essere suddiviso in tre fasi:
- ascoltiamo in una o nell’altra direzione;
- effettuiamo una selezione e delle scelte tra quel che ci viene trasmesso;
- esprimiamo o meno il risultato di questa selezione;
questo meccanismo è molto comune e spesso avviene in maniera automatica. Renderlo consapevole è fondamentale per gestire ciò che proviamo.
La comunicazione nonviolenta ci guida nel ripensare il nostro modo di esprimere noi stessi e di ascoltare gli altri. In questa visione le nostre parole non si limitano ad essere reazioni automatiche e abituali ma diventano risposte coscienti, basate sulla consapevolezza di ciò che percepiamo, ciò che sentiamo e ciò che vogliamo.
Questa chiarezza interiore che arriviamo a sperimentare ci guida nell’esprimere noi stessi con onestà e chiarezza e allo stesso tempo a dare agli altri un’attenzione rispettosa ed empatica.
In ogni scambio comunicativo arriviamo così, ad ascoltare i nostri bisogni e quelli dell’altro.
Quando diventiamo davvero consapevoli dei nostri bisogni e di quelli altrui vecchi schemi e vecchie resistenze, reazioni di violenza e di difesa si abbassano e si risveglia il nostro naturale senso empatico (Rosenberg,2003).
La CNV pone la sua attenzione all’ascolto profondo, sia verso noi stessi che verso gli altri promuovendo rispetto, empatia e autenticità nello scambio con l’altro.
Per arrivare ad un desiderio reciproco di creare uno scambio empatico ed autentico, secondo il modello della CNV è necessario focalizzarsi su quattro aree:
-osservazione
-sentimenti
-bisogni
-richieste
Per osservazione si intende osservare ciò che realmente sta accadendo in una situazione, senza alcun giudizio né alcuna valutazione; in seguito individuiamo i nostri sentimenti quando, e dopo ancora i bisogni legati ai sentimenti che abbiamo identificato: a tutto ciò segue una richiesta che rivolgiamo all’altro che è la risultante di questo processo e che potrebbe arricchire la nostra vita in quanto migliora anche l’interazione con il nostro interlocutore.
Questo processo comunicativo, costruito su queste quattro componenti ci permette, inoltre, di connetterci all’altro, percependo ciò che egli osserva, sente, ciò di cui ha bisogno e poi, attraverso la richiesta , scoprire cosa arricchirebbe la sua vita.
Se mantenendo la nostra attenzione su queste aree riusciamo a stimolare nell’altro lo stesso processo, stabiliamo un flusso comunicativo basato sulla nostra naturale predisposizione all’empatia. L’essenza della cnv va ricercata nella nostra consapevolezza di queste quattro componenti, che non devono esprimersi solo attraverso il linguaggio ma anche attraverso altri canali comunicativi.
Da quanto fin qui esposto si evince come utilizzare la CNV, con noi stessi o con un interlocutore, ci riporta al nostro stato naturale di empatia ed è possibile applicarla ad ogni livello di comunicazione ed in situazioni diverse, quali, relazioni personali, famiglia, scuola, organizzazioni e istituzioni, terapie e consulenze , relazioni diplomatiche e commerciali .
L’empatia è una forma di attenzione multisensoriale e nella CNV, pur essendo l’attenzione concentrata sull’attenzione nei confronti delle parole, la dimensione sensoriale è sempre sottintesa.
Nella CNV le parole non vengono utilizzate per comprendere ma per stabilire una connessione; ogni parola ha una sua frequenza specifica e queste cariche energetiche ci connettono con ciò che c’è di più vivo in noi (Faure, Girardet, 2017).
Una volta rilasciata l’energia (veicolata attraverso la parola), ed espresso il bisogno, l’empatia diventa una questione di silenzio. Il silenzio è la dimensione in cui l’ascoltatore crea la connessione, e l’ascoltato accede alla densità del proprio mondo interiore. In quest’ottica l’empatia si può definire come un “momento di pausa” durante il quale ci connettiamo con la vita e con il suo fluire; in questo intervallo non vi è separazione tra colui che dona e colui che riceve attenzioni.
“Nella CNV il processo di scoperta dei bisogni avviene in primis attraverso ciò che ascoltiamo, poi entrano in gioco gli altri sensi che catturano l’attitudine corporea di colui che ascoltiamo, l’energia che emana , il tono della voce, le sue tensioni muscolari e tutte queste informazioni ci aiutano a stabilire la connessione” ( Faure,Girardet, 2017).
Ognuna di queste informazioni ci raggiungerà prima attraverso le sensazioni corporee e poi si tradurrà a livello emotivo e mentale, quindi avremo tre canali di accesso allo scambio di informazioni, vale a dire, quello che passa attraverso i pensieri, le emozioni e le sue sensazioni corporee. A partire da questi tre elementi possiamo iniziare a tradurre le parole del nostro interlocutore in termini di sentimenti e bisogni.
“Quando un’emozione viene affrontata dal punto di vista concettuale, essa diventa una forma di reazione, ovvero separa.
Quando invece l’emozione viene affrontata dal punto di vista sensoriale, essa rimane nella vibrazione del cuore, ovvero unisce, integra la sua cosiddetta causa”
Eric Baret
Valentina Romeo – Psicologa Psicoterapeuta
Studio Di Psicoterapia “Obiettivo Benessere”
Www.Obiettivobenessere.Org
valentinaromeo2002@gmail.com- 3494763610
Leave A Comment
You must be logged in to post a comment.