La crisi adolescenziale in seguito alla pandemia da covid 19

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L’adolescenza è una fase della vita straordinaria, caratterizzata da cambiamento e disorientamento, che si colloca in una fascia temporale che va dai 12 ai 20 anni.

Quando leggo testi o articoli sull’adolescenza la descrizione comune, attribuita a questa fase evolutiva, è quella di una fase tempestosa e di profonda crisi. Mi ha colpito, tra le varie descrizioni, quella fornita da Daniel J.Siegel, psichiatra statunitense, il quale affronta una serie di falsi miti sull’adolescenza e ne restituisce una lettura neuroscientifica, portando in evidenza gli importanti cambiamenti nello sviluppo del cervello e tutta una serie di aspetti emotivi che rendono questo periodo dell’evoluzione dell’individuo, un periodo eletto per l’adolescente, per esprimere il proprio potenziale.

Come spiega Siegel nel suo libro “La mente adolescente”, il lavoro dell’adolescente , come mettere alla prova i limiti o la voglia di fare nuove esperienze, getta le basi per lo sviluppo degli aspetti fondamentali del carattere che gli consentiranno di vivere da adulto, un’esistenza ricca di senso.

Un altro falso mito sull’adolescenza è quello che per crescere, un adolescente, dovrebbe passare dalla dipendenza dagli adulti ad una competa indipendenza, ma anche questo è un aspetto che dovrebbe farci riflettere. Sicuramente in questa fase c’è una spinta naturale verso l’indipendenza dagli adulti, ma gli adulti non devono per questo motivo abdicare il ruolo cruciale che continuano ad avere nello sviluppo dell’adolescente.

Durante l’adolescenza cambia la natura dei legami che abbiamo con le figure di attaccamento, ma un percorso sano di sviluppo, non porta all’isolamento dalle figure di riferimento, ma ad un’interdipendenza, in cui l’elemento che si inserisce è la reciprocità tra due sistemi.

In questa fase, ancora, acquista un ruolo rilevante il gruppo dei pari. Gli amici diventano per l’adolescente il punto di riferimento più vicino, in seguito al progressivo allontanamento dalle figure genitoriali, ed è proprio in questa interazione, che egli può imparare sia a dare che a ricevere aiuto dagli altri, sperimentando così l’interdipendenza.

Cosa è successo durante la pandemia che ci ha colpiti in questo biennio 2020-21, nel mondo dei più giovani?

Questo, attualmente, è diventato argomento di studio e già molto è stato scritto in merito.
Bambini e adolescenti vengono descritti come “vittime silenziose” della pandemia, i quali sono stati colpiti su un piano socio-relazionale ma anche su aspetti quali spensieratezza e vitalità.
Il Professor Stefano Vicari, Professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, afferma :” L’impatto della pandemia produce i suoi effetti, soprattutto in questa seconda ondata, sui bambini e sugli adolescenti, sia in quelli che non manifestavano disturbi di alcuna natura prima della fase pandemica, che in quelli che già avevano un disturbo mentale, e che la pandemia, dai dati che abbiamo a disposizione, sembrerebbe aumentare”.

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Sia il primo lockdown, sia la situazione di grande instabilità generale hanno prodotto un “forte stress per bambini e adolescenti”. Numerosi articoli scientifici “hanno documentato che nei bambini in età preadolescenziale, quindi fino a 12 anni, si sia registrato un aumento dei disturbi del sonno e dell’ansia in generale. Quindi sono bambini più irritabili, che dormono meno, dormono male, e che mostrano forti preoccupazioni rispetto alla loro salute ma ancora di più per quel che riguarda la salute dei propri genitori”.

Stessa situazione riguarda gli adolescenti, colpiti da un aumento dei disturbi del sonno, associati a disturbi d’ansia e depressione, tentativi di suicidio ed episodi di autolesionismo, in forte aumento soprattutto nella seconda ondata. Questi dati, come riferisce il Professor Vicari, sono attribuibili, tra i vari aspetti legati alla pandemia, anche alla mancanza della scuola, come luogo di socializzazione, spazio di confronto e contesto formativo, in cui è inoltre presente la figura educativa e mediatrice dell’insegnante, che ha una rilevanza significativa. “Chiudere questo tipo di esperienze lascia i ragazzi soli ma anche privi di strumenti per compensare le loro ansie”. La scuola rappresenta uno spazio di confronto positivo per gli adolescenti e la saluta psichica si basa anche sull’educazione a modalità relazionali e sociali funzionali di cui la scuola è contesto promotore per eccellenza. Questa mancanza di socialità, come emerge dai numerosi studi condotti sul tema, provoca un aumento dell’aggressività e dell’irritabilità. In questo scenario il dato più preoccupante sembra essere rappresentato dai tentativi di suicidio in forte aumento e dagli atti autolesionistici che non riguardano soltanto la fascia di età dei 16-17 anni ma anche quella compresa fra i 12 e i 13 anni.

Alla luce di tutto questo i genitori hanno un ruolo fondamentale nel guidare e sostenere emotivamente i propri figli.

Mettersi in ascolto, trovare le chiavi di accesso al loro mondo interiore e condividere sentimenti, paure, frustrazioni e speranze. “Esserci” per i propri bambini e adolescenti è fondamentale, per supportarli e guidarli anche nel promuovere letture più funzionali di quello che si deve affrontare e per creare la base sicura in cui sviluppare capacità di risoluzione dei problemi e potenziare le life skills.

Oltre all’invito a guidare e supportare emotivamente i propri figli, un altro suggerimento rivolto ai genitori, è anche quello di affidarsi e affidare i propri figli a dei professionisti, quando la situazione lo richiede, sia in un’ottica terapeutica ma anche di prevenzione del disagio psicologico.
Di Valentina Romeo psicologa psicoterapeuta
Psicoterapia online
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By |febbraio 19th, 2021|Categories: Senza categoria|

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