1. Entrare in uno stato di rilassamento profondo, visualizzare la persona oggetto del risentimento e mettersi “ nei suoi panni” per poter comprendere le motivazioni e la sua “intenzione positiva”
2. Chiedersi di quali risorse o conoscenze avrebbe avuto bisogno quella persona per comportarsi diversamente
3. Chiedersi se e come abbiamo contribuito a creare quella situazione. Quasi sempre è infatti possibile riscontrare una nostra responsabilità nel consentire quei comportamenti altrui che ci hanno fatto soffrire, anche solo per non esserci sottratti a quel comportamento e non aver detto all’altro la sofferenza che ci provocava
4. Questo passaggio permette di arrivare al perdono spontaneo
5. Nasce così una nuova comprensione e un nuovo atteggiamento mentale e d emozionale che allevia il disagio percepito
6. A volte si può scoprire che per quanto ci si sforzi non si riesce a perdonare l’altra persona. Questo può significare che si trae vantaggio nel prolungare il proprio risentimento. Forse si ha bisogno di sentirsi vittima di qualcuno per evitare la responsabilità di cambiare la propria vita, oppure non si riesce a perdonare l’altro di “ averci costretto a sentirci così. Si scopre allora che perdonare l’altro equivale a perdonare se stessi e che non si può perdonare l’altro se non si è prima perdonato se stessi.
Il perdono scatena la gioia, porta la pace, permette di ricominciare da zero. Mette in moto i più grandi valori dell’amore.
John MacArthur
Dott.ssa Valentina Romeo
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