Viviamo in una società senza età, in cui i bambini sono precocissimi, mentre gli adulti non accettano di invecchiare, comportandosi da eterni adolescenti, opponendosi alle leggi biologiche della natura, vedi le gravidanze in tarda età, le uscite procrastinate nel tempo dal nucleo familiare d’origine o la delega della cura dei figli ritardando, nonostante l’acquisizione della genitorialità, l’assunzione di responsabilità. Ognuno di noi è alla ricerca continua di sicurezza, protezione, ma a sua volta si sente inadeguato a fornire garanzie psicologiche agli altri c’è, insomma, una carenza sostanziale di funzione adulta.
Il percorso evolutivo del bambino può subire dei gravi danni nel momento in cui non riesce a soddisfare il suo bisogno di sicurezza e non individua nei genitori quei punti di riferimenti validi per le sue azioni e soprattutto per l’espressione dell’emozioni. Quest’ultime, se inizialmente esperite in termini somatici, hanno bisogno di essere espresse verbalmente ed essere veicolate adeguatamente in un contesto interpersonale dove la figura d’attaccamento, sia percepita come una base sicura. Interferenze a questo livello possono produrre un disconoscimento del mondo emotivo ed una sua relegazione parziale nel registro somatico con la possibile evoluzione nel corso dello sviluppo a forme patologiche.
I genitori sono chiamati, oggi in particolar modo, a costruire il benessere della società, a sapere accompagnare, sostenendo e contenendo, i propri figli nel loro cammino di vita, senza per questo essere intrusivi o peggio ancora pretendere che diventino uguali come loro avrebbero “voluto essere” “ solo così, potremmo forse confrontarci con la “grande paura della nostra epoca”ovvero il timore del futuro o meglio che non ci sia futuro.
Dott.ssa Marcella Cammalleri
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